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JBL 4771A

I diffusori fra i più sbagliati per sonorizzare un concerto, e dentro una normale abitazione sono quasi un disastro.
Ma con le opportune modifiche possono diventare diffusori home eccezionali.
I diffusori fra i più sbagliati per sonorizzare un concerto, e dentro una normale abitazione sono quasi un disastro.
Ma con le opportune modifiche possono diventare diffusori home eccezionali.

Sistema usato:

  • Sorgente Mac Mini
  • Software Jriver
  • File rippati dai miei CD
  • Convertitore di formato Weiss INT 202 ( da firewire a AES/EBU)
  • Crossover elettronici digitali DOLBY LAKE CONTOUR
  • Due finali RCF HPS 1500 sui 15″
  • Antique Sound Lab SE 211 sulle trombe
  • Antique Sound Lab PP 2A3 sui tweeter
  • Cavi di segnale costruiti da me con cavi MOGAMI
  • Cavi di potenza rame e argento
  • Cavi di alimentazione ANIMALIS Cables
  • Cavo firewire Meleos Cables
  • Tavolino TAOC AS3
  • Basi in pietra serena più sughero
  • Pasta per lavelli ovunque

Le JBL 4771 sono composte, solitamente, dai seguenti trasduttori:
2 WOOFER JBL 2225H oppure 2226H
1 DRIVER JBL 2445J con TROMBA JBL 2380A oppure 2385A
2 TWEETER JBL 2404H

Perché sono pessimi diffusori per sonorizzare i concerti?
Basterebbe guardare la posizione degli altoparlanti per capirlo.
Usate al massimo di due per lato, il risultato è ancora accettabile, ma usate in più unità l’accoppiamento fra gli altoparlanti comincia ad essere decisamente disastroso.

Ne ho usate 72 unità per varie tournée 30 anni fa, e ogni volta era un vero problema farle suonare decentemente.

E in casa?
Dentro un normale ambiente domestico questi diffusori suonano solo decentemente, il perché è riconducibile al fatto che i 2 woofer da 15″ lavorano entrambi fino a circa 800 Hz, con evidenti problematiche di filtraggio a pettine e vari breakup dei coni.
La seconda cosa negativa più evidente è l’uso di due tweeter nella stessa identica gamma di frequenze, anche se la loro non molta ampia dispersione verticale minimizza lo sbagliato accoppiamento.
Quindi per farle suonare bene bisogna renderle quadri amplificabili, eliminando il crossover passivo interno fra il driver e i tweeter ed eliminando gli anche speakon esistenti, e fare un nuovo pannello con 4 coppie di morsetti per pilotare singolarmente gli altoparlanti.
Quindi in questa configurazione un 15″ lavora fino a circa 60 Hz, l’altro fino a circa 600 Hz, per poi far intervenire il driver da 600 Hz fino a circa 7 kHz e poi  il tw 2404H, solamente uno. 

Questi diffusori sono costruiti molto bene, multistrato di betulla ad incollaggio fenolico, rinforzati ottimamente internamente, e di alta qualità l’assorbente acustico.
La costruzione è superba, l’assemblaggio è perfetto.
La solidità trasmessa da questi diffusori è subito apprezzabile toccandoli e, purtroppo, trasportandoli, visti i 110kg.
Adesso capisco i facchini e i roadie quando mi guardavano male, mentre assemblavo l’impianto impilando questi pesantissimi sistemi.
Nessuna risonanza e le vibrazioni sono totalmente inesistenti.

Il driver e la tromba hanno un supporto che sorregge l’enorme e pesantissimo driver 2445J. 
L’altezza è di 130 cm, la profondità 55 cm, il frontale è largo 55 e il posteriore 45, essendo a base trapezoidale. 
Hanno, enormemente, beneficiato di piedini in grafite ad altissima densità… 
La gamma bassa acquista velocità e precisione, e la gamma media diventa ancora più intelligibile e naturale.

Il massimo si può ottenere con un crossover digitale 4 vie stereo, con un ampli a valvole o un classe A sulla gamma media e su quella alta, e finali in classe AB oppure D sui due coni.
Logicamente bisogna scollegare un tweeter, meglio quello in basso, oppure decidere in base alla quota delle orecchie dell’ascoltatore.
I cavi interni andrebbero, vanno, necessariamente sostituiti.
Il modello che ho modificato ha come trombe le JBL 2385A che hanno una dispersione orizzontale di 60° e verticale di 40°, che in un normale ambiente domestico sono preferibili alle 2380A, le trombe JBL più vendute di sempre, con la dispersione orizzontale di 90°.
Naturalmente l’estensione in basso arriva senza problemi a circa 35 Hz in ambiente, ma avvicinandole più verso gli angoli della stanza si riesce a scendere di più.

Il suono in biamplificazione è buono, con un estensione verso la gamma bassa soddisfacente, una gamma media pulita e molto naturale, la gamma alta buona visto l’uso dei due tweeter in coppia.

Ma il massimo è pilotando i diffusori in quadriamplificazione.
La dinamica in quadriamplificazione è notevolissima, potrebbero sonorizzare tranquillamente una discoteca per 1000 persone, con una eccellente timbrica.
La gamma bassissima viene fuori più articolata e più profonda, la gamma medio bassa e media acquistano articolazione e specialmente le voci maschili hanno il giusto corpo. 
La gamma rimasta, affidata all’unico tweeter, è adesso più dolce e anche più estesa. 
La dinamica e il massimo SPL sono stupefacenti, usando finali adatti. 
Il suono risultante è sempre e assolutamente non stancante, anzi la dolcezza che esprimono questi bestioni è veramente disarmante. 
Mai e poi mai la gamma affidata al 2445J diventa “urlante” come soventemente si ritrova in diffusori a tromba. 
La dolcezza delle voci è commovente. 
La fatica d’ascolto non è conosciuta da questi diffusori. 
L’immagine sonora risultante è un ottimo compromesso fra i classici diffusori monitor e quelli home. 
Non esiste il gigantismo delle voci o degli strumenti. 
La profondità è elevata, ma non raggiunge vette che ho ascoltato in altre occasioni. 
L’altezza è corretta, e il palcoscenico è largo il giusto, naturalmente con le giuste registrazioni. 
Tutte le percussioni sono riprodotte con un realismo disarmante: la “botta” del rullante è spaventosa per impatto e articolazione. 
La presenza e possenza della cassa della batteria ha un realismo impressionante. 
Facilissimo seguire il fraseggio del contrabbasso e del basso elettrico. 
Tutto avviene con una naturalezza e facilità disarmante, cosa sconosciuta ai diffusori home a bassa efficienza. 
Non è solamente il massimo livello riproducibile a fare la differenza, ma la facilità di convertire il segnale elettrico in segnale acustico, in musica. 
L’efficienza di trasduzione fa la differenza… 
Un altoparlante home ha quasi sempre un rendimento di trasduzione bassissimo, intorno allo 0,5 %.
Una combinazione driver più tromba arriva tranquillamente al 25 %. 
Immaginate un altoparlante che assorbe 100 watt e ne rilascia sotto forma di suono solamente 0.5 watt… 
E un altro altoparlante che ne assorbe sempre 100 ma ne immette nell’ambiente ben 25.
Questa è l’estrema differenza fra gli altoparlanti PRO e quelli home…
La facilità di convertire in musica anche i segnali più flebili e deboli, con una vera e propria efficienza e naturalezza di trasduzione sconosciuta agli inefficienti altoparlanti home. 
Infatti non è esclusivamente la macro dinamica a fare la differenza, ma soprattutto quella micro. 
Quando si ascolta la grande orchestra, composta da tanti elementi, la capacità di gestire enormi masse orchestrali rende questi diffusori eccellenti per la musica classica e sinfonica, a discapito delle false convinzioni dell’audiofilo medio.
Immensa fluidità di riproduzione e la naturalezza che ne scaturisce, mai senso di difficoltà anche con musica molto complessa e con dinamica maestosa, velocissime e trasparenti il giusto, senza le innaturali iperdefinizoni dovute a una gamma altissima in evidenza.
Anche la riproduzione dei pianissimo è eccezionale…
Tutto questo sono sicuro scaturisce dalla elevata efficienza di trasduzione.
La gamma bassa è profonda, con la giusta collocazione arriva in ambiente a 30 Hz, velocissima e controllata.
Quella medio bassa è riprodotta con una “botta” di altissimo effetto: ascoltare così i vari tamburi della batteria è una cosa che gli audiofili dovrebbero ascoltare, almeno una volta nella propria vita.
La gamma medio alta e alta è controllata ed estesa, naturale e nello stesso tempo immanente e sensuale.
La coerenza fra le varie gamme è notevole, senza che nessuna prevalga sulle altre. 
La scena sonora è alta e larga, la profondità è buona, senza quelle iperprofondità create illusivamente, che non esistono nella registrazione.
Nessun ingigantimento delle voci o degli strumenti, questi bestioni spariscono con facilità e ricreano una scatola sonora corretta.
Viste le dimensioni in altezza, questi diffusori vanno ascoltati ad almeno 3 metri di distanza, per permettere la corretta somma nel punto d’ascolto di tutti gli altoparlanti.
Logicamente la dinamica e il massimo SPL che possono generare sono travolgenti…
Ma la caratteristica più eclatante è la capacità di suonare benissimo anche a volumi notturni e di continuare a suonare correttamente alzando il volume finché i vicini non chiamano le forze dell’ordine. 
Non esiste fatica d’ascolto, ma come tutti i sistemi di altissima qualità e risoluzione, le cattive registrazioni vengono riprodotte in maniera spietata. 
Una delle più evidenti capacità negli impianti ad alta efficienza è la vera capacità di riprodurre correttamente i singoli strumenti di una orchestra o bande jazz da molti elementi senza che la riproduzione diventi un miscuglio confuso di strumenti musicali che porta a un vero fastidio duranti gli ascolti. 
E questa, per me, importantissima caratteristica dei sistemi ad alta efficienza, si ritrova sia nei pianissimo sia nei fortissimo dei pieni orchestrali.

Visto l’estremo realismo che possono tirar fuori questi immensi diffusori, tutto quello che li precede deve essere pensato con estrema precisione. 
Anche l’ambiente dovrà essere “trattato”, almeno minimamente, anche se la dispersione estremamente controllata, rende tutto più facile.

Sono vecchissimi diffusori utilizzati nei concerti… 
Sbagliatissimi nel loro ambito naturale, e anche dentro casa sono da trattare con le pinze. 
Ma seguendo quello che ho fatto, diventano dei diffusori con una capacità dinamica e una correttezza timbrica stupefacente. 
Infatti gli altoparlanti utilizzati sono stati sempre un riferimento nel panorama mondiale. 

Stefano Correnti Ouragan66

PS: Nelle foto, anche le immagini delle stesse JBL con un makeup per renderle più discrete e gradevoli in casa. 

I diffusori fra i più sbagliati per sonorizzare un concerto, e dentro una normale abitazione sono quasi un disastro.
Ma con le opportune modifiche possono diventare diffusori home eccezionali.

Sistema usato:

  • Sorgente Mac Mini
  • Software Jriver
  • File rippati dai miei CD
  • Convertitore di formato Weiss INT 202 ( da firewire a AES/EBU)
  • Crossover elettronici digitali DOLBY LAKE CONTOUR
  • Due finali RCF HPS 1500 sui 15″
  • Antique Sound Lab SE 211 sulle trombe
  • Antique Sound Lab PP 2A3 sui tweeter
  • Cavi di segnale costruiti da me con cavi MOGAMI
  • Cavi di potenza rame e argento
  • Cavi di alimentazione ANIMALIS Cables
  • Cavo firewire Meleos Cables
  • Tavolino TAOC AS3
  • Basi in pietra serena più sughero
  • Pasta per lavelli ovunque
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