Appena uscito, nel Novembre 2021, Rise the Roof giunge subito al primo posto nella Billboard degli US Independent Albums. Segno che il pubblico era evidentemente rimasto affezionato a questo incredibile duo che già aveva ammaliato la platea con il precedente Raising Sun del 2007.
Di grande spessore la band che accompagna i due, che si avvale dell’opera sia di un buon novero di artisti già presenti nel precedente album, che di altri nomi sicuramente di alto livello, primo fra tutti Bill Frisell passando per David Hidalgo (Los Lobos), Buddy Miller e Stuart Duncan.
Nell’album è presente un unico inedito ossia High and Lonesone che riecheggia nella sua trama, nemmeno in modo tanto velato, atmosfere alla Kashmir, per il resto troviamo sia brani tratti dal repertorio di artisti come gli Everly Brothers che brani raccolti dall’infinito bacino che è il repertorio americano Blues, Country e Folk.
Le note caratteristiche della voce di Robert Plant e di Allison Krauss in quest’opera mantengono in pieno la loro personalità e la loro autonomia ma si completano perfettamente.
Questo progetto, a mio avviso, ancor più che il precedente Raising Sun dimostra, come se ce ne fosse bisogno, come spesso si debbano confrontare due perfetti opposti per poterne cogliere al meglio le sottili peculiarità di entrambi.
Un disco di cover sì ma basta fare un confronto al volo giusto con The Price of Love dei già citati Everly Brothers, per rendersi conto che qui siamo ben oltre il compitino, la riscrittura è pressoché totale, sostanzialmente siamo di fronte ad un brano che si sviluppa in modo assolutamente inedito e che ha solo un riferimento formale con l’originale.
Il momento più bello dell’album a mio avviso è Last Kind Words Blues con un’orchestrazione che nella sua semplicità è a dir poco perfetta e con la voce della Krauss in estremo spolvero.
Un disco gestito con enorme eleganza e gentilezza, atmosfere molto calde e toni mai esuberanti, potrei tranquillamente dire che non c’è un solo brano che possa essere realmente definibile rock.
Da ascoltare tutto d’un fiato e poi pian piano riassaporarlo, pezzo per pezzo.
Ideale direi per un ascolto in cuffia intimo e distaccato dal resto che ci circonda, non sono richiesti setup stratosferici ma buoni trasduttori che non tendano a metterci troppo di loro. Già, perché la registrazione è di quelle senza particolari effetti speciali e va snaturata il meno possibile.
Per i sempre più imperscrutabili disegni del commercio esistono due versioni CD di quest’opera, la prima per così dire universale (che è quella attualmente a mia disposizione) con 12 brani e la cosiddetta European Deluxe Edition che invece di brani ne contiene 14, differenza sensibile di prezzo fra le due versioni in quanto la Deluxe costa circa il trenta percento in più di quella “universale”.
Pippo Basile